Silver age: si diventa anziani dopo i 75 anni

A dispetto del crollo delle nascite, l’Italia si scopre una nazione con una popolazione più giovane di quanto si possa pensare: come è possibile questo fenomeno?  Semplice, basta considerare “anziani” solo le persone con più di 75 anni!

Sembra una battuta, ma in realtà è il messaggio emerso dal 63° Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) 2018.

Secondo gli specialisti, infatti, una persona che oggi ha 65 anni gode della stessa forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa. Allo stesso modo un 75enne di oggi è “uguale” ad un 55enne del 1980. Del resto, pensando a Vip come Mick Jagger, Keith Richards, Gianni Morandi o Raffaella Carrà, di certo non mancano esempi di persone che possono vantare un’età biologica decisamente minore rispetto a quella anagrafica.

Lo stato di buona salute e l’aspettativa di vita avanzata che, generalmente, vivono gli italiani e gli abitanti dei paesi avanzati, hanno consentito di alzare l’asticella della vecchiaia fino a raggiungere lo spegnimento di 75 candeline. A partire dalla prima decade del 1900, in Italia l’aspettativa di vita è aumentata di circa 20 anni e una nutrita quota delle persone tra i 60 e i 75 anni può vantare ottima forma e assenza di malattie.

Se, infatti, solo cinquant’anni fa, l’aspettativa di vita degli italiani era di 60 anni oggi, invece, è di 85 anni per le donne e 82 per gli uomini e questo comporta che le malattie e le disabilità proprie della terza età non si sviluppino più a 50/60/70 anni bensì a 80.

Dal Congresso dei geriatri è emerso, tuttavia, un dato allarmante: otto volte su dieci ai pazienti anziani vengono somministrati farmaci la cui sperimentazione viene effettuata solo su persone under 65. È quindi ipotizzabile che tali prescrizioni possano non risultare abbastanza efficaci, sicure e ben tollerate. Secondo gli esperti sarebbe quindi opportuno che alle sperimentazioni partecipassero anche pazienti anziani, al fine di avere terapie realmente efficaci e sicure.

Va poi rilevato che nel 2040, a causa della denatalità, il numero degli anziani da assistere e dei giovani che potranno prendersene cura, sarà tragicamente sproporzionato e quindi è necessario promuovere fin da subito una politica di supporto che potenzi, fra l’altro, la rete di assistenza domiciliare. Un quadro in cui in ogni caso si dovranno proporre servizi adeguati per la cosiddetta silver age, dall’alimentazione sana ed equilibrata (come io sano permette di fare da anni, in particolar modo nelle situazioni di fragilità alimentari come i casi di disfagia), alle infrastrutture.