Fragilità alimentari: ecco cosa sono

Con il termine fragilità alimentari si intendono alcune situazioni in cui l’individuo si trova in uno stato di disequilibrio tra l’energia fornita attraverso l’alimentazione e l’energia necessaria al suo organismo per mantenersi in salute. In questa condizione, l’alimentazione può andare a costituire un rischio, che può portare a una malattia. Al contrario, una nutrizione corretta può rappresentare un’opportunità per facilitare il mantenimento di un buon stato di salute o anche per guarire da malattie in corso.

Le persone con fragilità nutrizionali sono centinaia di migliaia in Italia, ma spesso il loro status non è noto a chi gli è vicino, come famigliari, medici, “care givers”. Questo perché riconoscere i sintomi della fragilità richiede un connubio di conoscenze di base e vicinanza al soggetto. Ne sono spesso affetti, ad esempio, gli anziani anoressici che rifiutano il cibo, oppure anche coloro che hanno difficoltà di assimilazione per diversi motivi, come ad esempio un malassorbimento o diffcioltà di deglutizione e di masticazione.

La fragilità nutrizionale è spesso riscontrata in persone con stati di debolezza post patologie oppure in persone con patologie croniche degenerative neurologiche, come SLA, sclerosi multipla o anche coloro che sono stati colpiti da un ictus. La casistica è dunque molto vasta.

Il primo punto per aiutare chi soffre di fragilità nutrizionali è dunque saperle riconoscere: informazione e formazione sono le due strategie principali. Le informazioni e la formazione devono essere attuate verso tutti coloro che sono vicini e che assistono la persona soggetta a fragilità nutrizionale, per fornire gli strumenti per intercettare il problema.

Nell’ambito dietologico alcuni ambulatori hanno portato avanti delle azioni finalizzate all’individuazione dei casi di fragilità nutrizionale da parte dei dietologi e degli operatori sanitari. Il riconoscimento dei casi può essere infatti facilitato attraverso percorsi formativi dei care givers o attraverso visite ambulatoriali.

Dopo il riconoscimento, le azioni da intraprendere per aiutare il paziente consistono nell’operare un cambiamento sull’individuo e su tutte le persone intorno a lui: l’obiettivo sarà quello da un lato di stimolare il soggetto a una corretta nutrizione, in linea con i suoi fabbisogni, e dall’altro di rendere il pasto piacevole, non solo da un puto di vista meramente organolettico, ma anche come approccio culturale complessivo: modalità di presentazione degli alimenti, contesto in cui vengono assunti, diversificazione dell’offerta, condivisione della memoria personale e collettiva dei sapori.