Disfagia: l’importanza della postura

La deglutizione è una sequenza di eventi molto rigida che coinvolge 28 gruppi muscolari. Per ingerire cibi in totale sicurezza, la postura del paziente disfagico è fondamentale.

Un’azione che svolgiamo ogni giorno per consentire la propulsione del cibo dal cavo orale allo stomaco. Stiamo parlando della deglutizione, un processo che dura 10-11 secondi e che coinvolge 28 gruppi muscolari e diverse strutture corporee (labbra, lingua, denti, guance, palato duro e molle, laringe, faringe, esofago, stomaco…).

Un meccanismo che svolgiamo così tante e volte e costituito da una sequenza di eventi così rigida che, anche solo un errore durante tale processo, potrebbe mettere a rischio la vita di una persona disfagica. Chi soffre di tale alterazione della deglutizione infatti ha difficoltà a ingerire cibi solidi e liquidi in modo autonomo e in sicurezza poiché mancano i meccanismi di coordinazione di muscoli e nervi coinvolti. Ed è proprio per questo motivo che, tra le principali attività riabilitative legate alla disfagia, un ruolo preminente è affidato alle tecniche posturali. La postura di testa e tronco infatti è un aspetto fondamentale in fase di valutazione del paziente disfagico. Ma cosa si intende per postura? Secondo la definizione del Posture Committee dell’American Academy of Orthopedic Surgeon, si tratta della disposizione delle parti corporee. Si può parlare di postura corretta quando si verifica un equilibrio muscolare e scheletrico che protegge le strutture portanti del corpo da lesioni o deformità progressiva. In tali condizioni la muscolatura lavorerà in maniera più efficace e gli organi toracici e addominali saranno in posizione ottimale. Tornando sul tema disfagia e importanza della postura per un corretto meccanismo di deglutizione, è bene sottolineare che non esiste una bibliografia completa e delle teorie confermate universalmente. Tuttavia una fonte ricca di informazioni preziose in tal senso è “Physiology and behavior”, uno studio pubblicato in seguitoa un test che ha coinvolto 13 persone a cui è stata somministrato cibo e acqua. Dalle diverse valutazioni effettuate dagli specialisti negli ultimi anni è scaturita una prassi terapeutica che prevede le seguenti tecniche posturali:

  • Postura del capo flesso.Prevede che il processo deglutitorio del paziente disfagico avvenga flettendo il capo in avanti così da restringere l’accesso alle vie aeree, evitando che il cibo finisca nei polmoni e provocando infiammazioni respiratorie.
  • Postura del capo ruotato. Per questa tecnica posturale si richiede una rotazione del capo verso destra o verso sinistra, facendo attenzione che il mento del soggetto disfagico sia parallelo alla spalla. In questo modo, deviando il percorso del cibo, si evita che finisca nella trachea.
  • Postura del capo flesso lateralmente. Prevede di portare l’orecchio verso la spalla corrispondente per consentire al cibo di fluire dallo stesso lato della flessione.

C’è ancora molto da fare ma fortunatamente in quest’ambito sono in corso diversi studi scientifici. Migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di fragilità alimentari non è solo un dovere medico-scientifico bensì uno fra i più giusti e ambiziosi traguardi di natura etica.

 

Fonti principali:

http://www.gisd.it/linee_guida_neurologia.aspx

https://www.sciencedirect.com/journal/physiology-and-behavior