DISFAGIA E INFEZIONE DA VIRUS Sars- CoV-2

La malattia da Coronavirus (COVID 19, CoronaVirus Disease 2019) è causata da un Coronavirus emergente denominato SARS-Cov-2 che è comparso per la prima volta alla fine del 2019 e si è diffuso rapidamente in tutto il mondo (pandemia da COVID 19).

Mentre la maggior parte delle persone con COVID-19 sviluppa una malattia lieve o non complicata, circa il 14% sviluppa una malattia grave che richiede il ricovero in ospedale e il supporto dell’ossigeno-terapia e il 5% richiede l’ammissione in un’unità di Terapia Intensiva. Nei casi più gravi, COVID-19 può essere complicato da sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), sepsi e shock settico, insufficienza multiorgano, con interessamento particolare di rene e cuore.

In questa battaglia, anche la terapia nutrizionale gioca un ruolo fondamentale. Infatti, la valutazione precoce dello stato nutrizionale e un adeguato supporto nutrizionale, nei pazienti affetti da COVID-19, sono interventi fondamentali che integrano il trattamento farmacologico e con l’ossigeno-terapia, allo scopo di diagnosticare e contrastare la malnutrizione, la sarcopenia e tutte le altre complicanze a cui questi pazienti possono andare facilmente incontro. Tra le complicanze che si presentano con più frequenza ricordiamo la disfagia.

Si definisce disfagia qualsiasi disturbo nella progressione del cibo dalla bocca allo stomaco che può coinvolgere ogni fase della deglutizione.

E’ noto ormai come la disfagia rappresenti una complicanza molto frequente in chi viene dimesso dopo lunghi periodi di terapia intensiva e purtroppo il ricovero e la degenza protratta in area critica sono stati spesso necessari in pazienti con infezione da COVID 19.

Inoltre, è da tenere in considerazione il fatto che l’infezione stessa, così come le terapie farmacologiche correlate, possano essere causa di disfagia. Quest’ultima, insieme ad altri sintomi come iporessia, desaturazione/dispnea correlata alla masticazione, disosmia, disgeusia, xerostomia e sintomi gastrointestinali (nausea, vomito, alterazioni dell’alvo), diviene un vero e proprio ostacolo all’alimentazione orale.

In generale, quindi, la lungo degenza in terapia intensiva per complicanze respiratorie, le terapie farmacologiche associate e le altre condizioni legate all’infezione, possono essere causa di sarcopenia e deterioramento dello stato nutrizionale, esponendo i pazienti ad un elevato rischio di malnutrizione. La letteratura scientifica ormai concorda da tempo sul fatto che uno stato di malnutrizione ritardi i tempi di guarigione e prolunghi i tempi di degenza, oltre ad essere uno dei fattori di rischio associato ad un incremento della morbosità e della mortalità e, in generale, ad una peggiore prognosi.

Le più illustri società scientifiche in questo momento di profonda difficoltà hanno creato dei documenti per l’assistenza nutrizionale nei pazienti ospedalizzati positivi al virus Sars-CoV-2.

In particolare, in pazienti critici non ventilati meccanicamente, paucisintomatici o lievemente sintomatici e in pazienti estubati post ventilazione meccanica che presentano disfagia, le linee guida concordano sulla possibilità di utilizzo della via orale, dopo attenta valutazione della funzione deglutitoria. Si raccomanda di optare, quindi, per la somministrazione di alimenti a base di materie prime naturali modificati nella consistenza e ben calibrati nella composizione nutritiva. In qualunque caso sia possibile l’alimentazione orale, la terapia dietetica dovrà essere realizzata ad hoc sull’individuo in relazione alla presenza di eventuali comorbidità, alla capacità di masticazione e/o deglutizione e allo stato di nutrizione.

In conclusione, la terapia nutrizionale si pone come obiettivo il raggiungimento/mantenimento di un corretto stato di nutrizione che risulta essere fondamentale al fine di mantenere un’adeguata funzione del sistema immunitario, ridurre i tempi di degenza, facilitare la mobilizzazione, la ripresa della forza muscolare, la capacità deglutitoria e respiratoria.

Dott.ssa Laura Polato